Per parlare del baciamano non possiamo iniziare non citando colui che per primo pose in forma scritta le regole da tenersi nella società e nel buon costume. Giovanni della Casa, nel suo Galateo, ci dice che:
[ da XIV ] Secondo che un buon uomo mi ha più volte mostrato, quelle solennità che i cherici usano d'intorno agli altari e negli ufficii divini e verso Dio e verso le cose sacre si chiamano propriamente cirimonie: ma, poiché gli uomini cominciaron da principio a riverire l'un l'altro con artificiosi modi, fuori del convenevole, et a chiamarsi "padroni" e "signori" tra loro, inchinandosi e storcendosi e piegandosi in segno di riverenza, e scoprendosi la testa e nominandosi con titoli isquisiti, e basciandosi le mani come se essi le avessero, a guisa di sacerdoti, sacrate, fu alcuno che, non avendo questa nuova e stolta usanza ancora nome, la chiamò "cirimonia", credo io per istratio, sì come il bere et il godere si nominano per beffa "trionfare". La quale usanza sanza alcun dubbio a noi non è originale, ma forestiera e barbara, e da poco tempo in qua, onde che sia, trapassata in Italia: la quale, misera, con le opere e con gli effetti abbassata et avilita, è cresciuta solamente et onorata nelle parole vane e ne' superflui titoli. Sono adunque le cirimonie, se noi vogliamo aver risguardo alla intention di coloro che le usano, una vana signification di onore e di riverenza verso colui a cui essi le fanno, posta ne' sembianti e nelle parole, d'intorno a' titoli et alle proferte.
[ da XVI ] E quantunque il basciare per segno di riverenza si convenga dirittamente solo alle reliquie de' santi corpi e delle altre cose sacre, non di meno, se la tua contrada arà in uso di dire nelle dipartenze: -Signore, io vi bascio la mano- o -Io son vostro servidore- o ancora: -Vostro schiavo in catena-, non dèi esser tu più schifo degli altri, anzi, e partendo e scrivendo, dèi salutare et accommiatare non come la ragione, ma come l'usanza vuole che tu facci; e non come si voleva o si doveva fare, ma come si fa.
Si ricordi poi come il baciamano vada fatto solo rigorosamente nei locali chiusi. E' assolutamente precluso nei locali aperti, in Chiesa inopportuno. Si ricordi che la mano della donna va sollevata fino a sfiorarla con le labbra; nel contempo si china leggermente la testa. Si ricordi anche che se la gentile mano è coperta dal guanto non si fa il baciamano mai, neanche se fosse la Regina.
In “Usages du Monde, règles du savoir-vivre dans la société moderne” della Baronessa Staffe (pseudonimo di Blanche Soyer, 1843-1911), è stato il “galateo” francese fino alla seconda guerra mondiale. Il manuale sostiene che il baciamano non va fatto con le ragazze e in nessun caso all’aperto o in un luogo pubblico, “cosa che molti uomini oggi dimenticano”.
Da varie parti si suggerisce però un’eccezione (che risulta doppia) per la signorina in abito da sposa: quando il padre, o il futuro marito, le aprono la porta dell’automobile e l’aiutano a scendere. Ovvio che qui siamo all'aperto.
Qualche consiglio bibliografico:
Giovanni Della Casa, Galateo, Torino, Einaudi (Tascabili. Classici), 2006
Lina Sotis, Il nuovo bon ton, Milano, Rizzoli (BUR), 2006
Nicola Santini, Businnes+Etiquette, Felici ed., 2004
AA. VV., Galateo. Ovvero l'arte del buon vivere, Savigliano, Gribaudo (Tempolibero), 2002
[ da XIV ] Secondo che un buon uomo mi ha più volte mostrato, quelle solennità che i cherici usano d'intorno agli altari e negli ufficii divini e verso Dio e verso le cose sacre si chiamano propriamente cirimonie: ma, poiché gli uomini cominciaron da principio a riverire l'un l'altro con artificiosi modi, fuori del convenevole, et a chiamarsi "padroni" e "signori" tra loro, inchinandosi e storcendosi e piegandosi in segno di riverenza, e scoprendosi la testa e nominandosi con titoli isquisiti, e basciandosi le mani come se essi le avessero, a guisa di sacerdoti, sacrate, fu alcuno che, non avendo questa nuova e stolta usanza ancora nome, la chiamò "cirimonia", credo io per istratio, sì come il bere et il godere si nominano per beffa "trionfare". La quale usanza sanza alcun dubbio a noi non è originale, ma forestiera e barbara, e da poco tempo in qua, onde che sia, trapassata in Italia: la quale, misera, con le opere e con gli effetti abbassata et avilita, è cresciuta solamente et onorata nelle parole vane e ne' superflui titoli. Sono adunque le cirimonie, se noi vogliamo aver risguardo alla intention di coloro che le usano, una vana signification di onore e di riverenza verso colui a cui essi le fanno, posta ne' sembianti e nelle parole, d'intorno a' titoli et alle proferte.
[ da XVI ] E quantunque il basciare per segno di riverenza si convenga dirittamente solo alle reliquie de' santi corpi e delle altre cose sacre, non di meno, se la tua contrada arà in uso di dire nelle dipartenze: -Signore, io vi bascio la mano- o -Io son vostro servidore- o ancora: -Vostro schiavo in catena-, non dèi esser tu più schifo degli altri, anzi, e partendo e scrivendo, dèi salutare et accommiatare non come la ragione, ma come l'usanza vuole che tu facci; e non come si voleva o si doveva fare, ma come si fa.
Si ricordi poi come il baciamano vada fatto solo rigorosamente nei locali chiusi. E' assolutamente precluso nei locali aperti, in Chiesa inopportuno. Si ricordi che la mano della donna va sollevata fino a sfiorarla con le labbra; nel contempo si china leggermente la testa. Si ricordi anche che se la gentile mano è coperta dal guanto non si fa il baciamano mai, neanche se fosse la Regina.
In “Usages du Monde, règles du savoir-vivre dans la société moderne” della Baronessa Staffe (pseudonimo di Blanche Soyer, 1843-1911), è stato il “galateo” francese fino alla seconda guerra mondiale. Il manuale sostiene che il baciamano non va fatto con le ragazze e in nessun caso all’aperto o in un luogo pubblico, “cosa che molti uomini oggi dimenticano”.
Da varie parti si suggerisce però un’eccezione (che risulta doppia) per la signorina in abito da sposa: quando il padre, o il futuro marito, le aprono la porta dell’automobile e l’aiutano a scendere. Ovvio che qui siamo all'aperto.
Qualche consiglio bibliografico:
Giovanni Della Casa, Galateo, Torino, Einaudi (Tascabili. Classici), 2006
Lina Sotis, Il nuovo bon ton, Milano, Rizzoli (BUR), 2006
Nicola Santini, Businnes+Etiquette, Felici ed., 2004
AA. VV., Galateo. Ovvero l'arte del buon vivere, Savigliano, Gribaudo (Tempolibero), 2002
Nessun commento:
Posta un commento