Il simbolo più odiato dall'Islam
E Fini sfoggia la croce dei Templari
La spilla regalata da un collega di partito: ne è rimasto subito attratto. Il leader di An: «Non ho il dono della fede»
MILANO — L'ha sfoggiata a Porta a Porta ea Ballarò, ma difficilmente potrebbe appuntarsela al bavero in qualche vertice internazionale o in un paese islamico. La spilletta che Gianfranco Fini porta sulla sua giacca da domenica è il simbolo dei Templari, cavalieri di Cristo in Terra Santa contro i musulmani. Lo stesso simbolo che, dopo la protesta dei turchi alla Uefa, da ieri il Barça ha dovuto togliere dalle maglie e che è stato contestato anche all'Inter, per quanto in questo caso si tratti del simbolo di Milano e non della croce dei Templari. Quella spilla sulla giacca di Fini — una croce rossa come il sangue di Cristo, che termina con quattro punte a coda di rondine su uno sfondo bianco — l'ha notata Marcello Veneziani. Che, collegandola alla recente dichiarazione del leader di An — «Non ho il dono della fede» —, si è interrogato su Libero sul «mistero di quel segno distintivo in un laico e non credente confesso: sarà una nuova specie di ateo devoto». Specie cara a Giuliano Ferrara ma non a Veneziani: «Tra tanti leader di sinistra che scoprono ascendenze o discendenze cristiane, tra Veltroni e D'Alema, Bertinotti e Fassino», la destra non può «finire in una loggia o in un lions club, con tutto il rispetto». Veneziani ricorda a Fini «che il maggior intellettuale vivente della destra è oggi un tale Ratzinger e di mestiere fa il papa».
Memento forse non indispensabile per Fini che da anni è uno dei più strenui difensori dei valori religiosi e tradizionali. Non è un mistero, per esempio, la sua netta contrarietà all'aborto. A difendere la spiritualità di Fini c'è anche la testimonianza di Bartolo Sammartino, ex vicesindaco di Palermo ed ex deputato regionale siciliano: «Quella spilla — spiega — era mia. Me la vedeva addosso da dieci anni e domenica mi ha chiesto di regalargliela. Evidentemente da tempo subiva l'attrazione di questo simbolo. E dunque non è certo un caso che ora abbia deciso di indossarla: è una precisa scelta di comunicazione di valori». Non che Fini sia diventato improvvisamente un templare, né che lo sia il giovane Sammartino, presidente dell'Accademia nazionale della politica, associazione nata dalle esperienze di «Alleanza etica », come racconta il presidente di Trapani Giuseppe Fragapani: «La croce è una sfida al materialismo e al nichilismo, un richiamo ai valori cristiani e cattolici». «Si è perso ogni orizzonte metafisico — aggiunge Sammartino — si è perso il senso del sacro. I templari, monaci e guerrieri, univano virtù civili e religiosi». Niente a che vedere «con quelle fesserie alla Dan Brown», spiega. Né con la massoneria: «È antitetica». E nessuna offesa all'Islam: «Anzi: i templari erano accusati di intelligenza con il nemico. Un famoso quadro ritrae un templare che gioca a scacchi con un musulmano».
Fonte -Corriere della Sera, articolo di Alessandro Trocino, 16 dicembre 2007 & I Nostri Avi Forum
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