giovedì 20 settembre 2007

"Io, il Trono dei Savoia e la dignità calpestata". Aimone: sono l'Erede e ne difendo il nome

Intervista di Alain Elkann da "La Stampa" del 27 Agosto 2006, pagina 16 in alto.



Principe Aimone, suo padre il Duca Amedeo ha dichiarato di essere il Capo di Casa Savoia. Perché?
Lo ha fatto per la memoria storica, in base a tutta una serie di regole familiari.

Quindi lei sarebbe l'erede?
Mio padre non se l'è mai sentita più di tanto di fare dichiarazioni pubbliche per non creare immagini negative. Non lo ha fatto dal 1983 quando morì il Re Umberto II.

Ma, a parte i recenti fatti giudiziari, non dovrebbe essere Vittorio Emanuele l'erede al trono?
Come in tutte le Monarchie ci sono delle regole di successione. In Casa Savoia le regole sono semplici, basta l'assenso del Capo Famiglia di Casa Savoia.

Lei vive in Russia da quattordici anni, dove fa il manager per il Gruppo Pirelli. Che cosa rappresenta questo incarico?
Una necessità. Avevo bisogno di lavorare e di stare in qualche modo lontano dalle luci della ribalta. Non sarebbe realistico pensare che io mi possa occupare al cento per cento di Casa Savoia, ma cercherò di ritagliarmi più tempo possibile per dedicarmi a questa causa.

Che cosa significa essere un Savoia ed essere un erede?
Essere un Savoia vuol dire far parte della storia d'Italia, in una posizione di rispetto e avere conoscenza. Mi rifaccio alla figura di Umberto II, l'ultimo Re, che aveva una grande dignità. Lui ha anteposto tutti i suoi interessi personali all'interesse della Dinastia. Ha pagato colpe non sue. Il mio compito è quello di difendere la dignità. Questo compito lo avevo già prima, vorrei impegnarmi per tenere viva e alta la memoria storica.

Che cosa pensano di questa svolta le sorelle di Vittorio Emanuele?
La Principessa Maria Gabriella ha dato il suo assenso, e così pure la Consulta dei Senatori del Regno, che fu creata dal Re negli anni '50.

Suo padre è l'erede legittimo anche per motivi di comportamento?
Sì, ma non relativi a quest'ultima spiacevole vicenda. E' un comportamento che risale a molto tempo fa. Ma io vorrei che fosse chiaro che so con grande evidenza che l'Italia è una repubblica. Del resto ho studiato al Collegio Navale Morosini di Venezia, ho fatto l'Ufficiale in marina, sono cittadino italiano e voto. Prima venivo da Mosca in Italia per votare, adesso posso farlo anche in Russia.

Torna spesso in Italia?
Sono a Milano una volta al mese, dov'è la mia base di lavoro. Altrimenti vado in Toscana dove abitano mio padre e mia sorella Mafalda, o a Venezia dove vive mia sorella Bianca.

Lei è imparentato con tutte le Famiglie Reali d'Europa e sta per sposarsi con Olga di Grecia, che è una sua lontana cugina. Queste cose sono importanti per mantenere una dignità dinastica?
Tengo a precisare che l'amore mio e di Olga è scevro da qualsiasi pressione dinastica. Ci conosciamo da tempo e ci frequentiamo da due anni. Forse questo aspetto di parentela ci complica la vita invece di semplificarcela. La regola è che bisogna avere l'assenso del Capo Famiglia, ma l'estrazione sociale non conta.

Dove si sposerà?
Penso in Italia.

Suo padre è Capo della Famiglia Savoia e lei è l'erede. Che cosa ne pensano Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto?
Come vede non stanno zitti, e la situazione mi dispiace perché ci tengo a precisare che mio padre ed io non facciamo questo per protagonismo, ma per difendere la memoria storica.

Non pensa che si arriverà a un compromesso?
Spero che tornino accordo e serenità, perché il nostro nome è troppo bistrattato. Con Emanuele Filiberto ci siamo purtroppo visti molto poco, ma ci accomuna avere lo stesso cognome. Se opereremo entrambi per difenderlo, allora andremo nella stessa direzione. Questo vale per tutti i cugini Savoia.

Se lei diventerà Capo di Casa Savoia, che cosa intende fare?
Viviamo in una situazione in cui si pongono delle priorità. Il ritorno della Monarchia sembra difficile, ma la storia ci insegna a non porre limiti alla Provvidenza. Quando sono arrivato in Russia, sui libri di storia c'era scritto che lo Zar Nicola II era un sanguinario. Oggi c'è scritto che è un santo. La storia non è cambiata. A me interessa rivalutare Casa Savoia.

I Savoia e le leggi razziali. Che giudizio dà?
Tutto questo va inquadrato storicamente. Le leggi razziali sono una cosa orribile. Purtroppo queste cose tornano continuamente alla ribalta. Penso che la storia, in parte, vada riscritta, ma bisogna riconoscere che la Dinastia si è sempre mossa al servizio dell'Italia. Bisogna valutare tutta la Dinastia, e non un Re in particolare. Certamente ci sono stati errori e colpe, ma ci sono anche mille anni di storia. Se si valutano le singole persone, allora Umberto II non avrebbe dovuto andare in esilio.

Essere Re: che cosa significa e come deve essere?
Dev'essere super partes, innanzi tutto. In secondo luogo deve saper portare con sé il valore supremo del rispetto per la Patria e per le tradizioni del Paese, e deve avere il senso del servizio. Lui è al servizio della Nazione, non è la Nazione ad essere a sua disposizione.

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