lunedì 17 settembre 2007

Invalidità del referendum istituzionale del 1946

Invalidità del referendum istituzionale del 1946

Riflessioni del Ministro della Real Casa Falcone Lucifero

Appendice al libro "Il Re dall'Esilio" Mursia 1978

Fonte - DIESIS

Il referendum, tipica manifestazione democratica, deve svolgersi, ovviamente, in condizioni di perfetta normalità dell'ordine pubblico. Deve essere possibile ad ogni cittadino di propagandare liberamente le proprie idee e di potere poi liberamente esprimere il proprio voto. Queste condizioni non si verificarono in Italia prima e durante il referendum istituzionale del 2‑3 giugno 1946. Nel giugno 1944, allorché tra il Luogotenente Generale del Re, il Comitato di liberazione nazionale e la Commissione alleata di controllo si era convenuto che il problema istituzionale sarebbe stato deciso dal popolo italiano, si concordò anche una tregua istituzionale Questa era la condizione essenziale, riconosciuta concordemente, perché la decisione del popolo italiano potesse essere presa in piena libertà. Invece, quasi tutti i ministri, che rappresentavano i partiti dei Comitati di liberazione e che si succedettero nei quattro ministeri dal giugno 1944 al giugno 1946. lottarono apertamente, accanitamente e spesso faziosamente contro la monarchia e personalmente contro il Luogotenente Generale del Re. L'ammiraglio Ellery W. Stone, presidente della Commissione alleata dì controllo in Roma, precisa: " Non si può negare che il governo, al quale spettava di preparare le votazioni, era formato nella sua maggioranza di elementi repubblicani e che fra i componenti del gabinetto il più acceso era il ministro degli Interni Romita ". La lotta contro la monarchia da parte di taluni gruppi organizzati si accentuò dopo il 25 aprile 1945, quando sopraggiunse, col Comitato di liberazione nazionale dell'alta Italia, quello che Pietro Nenni chiamò il " vento del nord ". Artificiosamente si cercò di sollevare il popolo contro l'allora Principe Umberto, utilizzando a tal uopo tutta l'organizzazione dei partigiani, della quale avevano pur fatto parte tanti elementi anche monarchici, ma che erano dominati e guidati da capi comunisti, impostisi ovunque. Con la liberazione del nord essi reclamarono in molte località le cariche di prefetti e di questori e le utilizzarono ai loro scopi.Si noti il seguente caso. Nella città di Bologna, appena liberata, si recò subito il Luogotenente Generale del Re e fu accolto dall'entusiasmo delirante della folla ammassata in piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza Maggiore). Il Principe venne da tutti festeggiato e salutato, senza un gesto, uno solo, irriverente o ostile.

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