lunedì 10 settembre 2007

Corpo della Nobiltà Italiana

Il Corpo della Nobiltà Italiana (C.N.I.) è un'associazione privata costituita nel secondo dopoguerra, che si é fatta carico della tutela morale dei titoli nobiliari. È l’unico organismo italiano di questo tipo la cui funzione e competenza è riconosciuta dal Sovrano militare ordine di Malta.[1]

In Italia, i titoli nobiliari non sono più riconosciuti dal 1948, con l'entrata in vigore della Costituzione Italiana. In precedenza esisteva un'autorità ufficiale denominata Consulta Araldica, costituita per dare pareri al Governo in materia di titoli nobiliari.

In seguito alla soppressione della Consulta Araldica, i nobili italiani hanno costituito, a partire dal 1954, analogamente a quanto avvenuto in altri Stati europei ex-monarchici, una rete di libere associazioni regionali, costituenti il Corpo della Nobiltà Italiana. Questi organismi associativi, puramente privati e volontari, si propongono di tenere aggiornati gli elenchi nobiliari e di dare pareri in campo araldico e nobiliare a richiesta di terzi, attenendosi all'ordinamento nobiliare italiano del 1943. Possono appartenere a queste associazioni coloro le cui famiglie sono state riconosciute nobili dalla Consulta Araldica del Regno o avrebbero diritto a esserlo in base all'Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano, approvato con Regio Decreto 7 giugno 1943 n.651.

Il Corpo della Nobiltà Italiana considerava Umberto II di Savoia, già regnante in Italia, come il capo della nobiltà italiana, rappresentato in seno alla medesima da un segretario del re per l’araldica.

Le associazioni nobiliari regionali sono 14. Ogni associazione nomina nel suo seno una ristretta Commissione araldico-genealogica con il compito di esaminare eventuali riconoscimenti nobiliari, di emettere pareri in materia araldica e di tenere aggiornati i registri araldici ufficiali pubblicati dallo stato italiano durante il periodo monarchico.

Le Commissioni, a loro volta, nominano una Giunta araldica centrale per la necessaria opera di coordinazione; mentre tutti i membri delle 14 Commissioni formano, nel loro insieme, il Consiglio Araldico Nazionale, chiamato, secondo lo Statuto del Corpo della Nobiltà italiana, a rappresentare il ceto nobiliare italiano, a curare gli interessi morali e ideali dei propri associati, a tutelare le tradizioni e le memorie del passato .Le attribuzioni delle commissioni regionali e della giunta, nonché quelle del segretario del re, riproducono, in àmbito privato e con gli adattamenti conseguenti alla struttura repubblicana dello Stato, le attribuzioni già esplicate dai corrispondenti organi della ex-Consulta Araldica.
Il Corpo della Nobiltà Italiana è stato riconosciuto ufficialmente da Umberto II di Savoia nel 1961 e dal Sovrano Militare Ordine di Malta.

  • G. Cansacchi, "Consulta Araldica", in "Novissimo Digesto Italiano", Torino 1950 (ristampa 1979), vol. IV, pag. 354-356.
  • G. Cansacchi, "Predicati e titoli nobiliari", in "Novissimo Digesto Italiano" Torino 1984, appendice vol. V, pag. 1131-1133.
  • E. Genta, "Titoli nobiliari", in AA.VV., "Enciclopedia del diritto", Varese 1992, vol. XLIV, pag. 674-680.

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