venerdì 15 febbraio 2008

Savoia, un mea culpa prima di lanciarsi in politica


Emanuele Filiberto ha chiesto scusa per aver richiesto agli italiani un risarcimento. E non esclude di candidarsi per "far evolvere le cose in Italia"


La loro richiesta di risarcimento per i patimenti sofferti nei 56 anni di esilio aveva fatto discutere e ispirato addirittura una petizione online. Ora Emanuele Filiberto di Savoia ci ripensa e chiede scusa per quell’infelice istanza. Il pentimento può non essere del tutto disinteressato visto il mancato principe che ha ventilato l'ipotesi di presentarsi tra 5 anni per un seggio in Parlamento.

Ci si deve attendere una candidatura quindi? “Perché no? Tra 5-10 anni. Dopo che avrò studiato, quando sarò pronto". Il suo interesse è motivato dal fatto che "solo così è possibile cambiare e far evolvere le cose in Italia. Ecco perché non mi sento di escludere questa ipotesi” ha dichiarato Emanuele Filiberto all’agenzia di stampa Ansa durante un convegno internazionale a Palermo. La sua priorità non a caso sono “gli italiani all’estero”.
Destra o sinistra? “Per me - ha risposto - destra o sinistra non dovrebbero esistere, andrebbero cancellati gli estremi. Anche se riconosco che ci sono persone per bene in ogni schieramento. Oggi serve una coalizione per il bene degli italiani”. E considera positivo in tal senso l'esempio del presidente francese Sarkozy.

Anche Emanuele Filiberto picchia duro sull'attuale legge elettorale: “Non ha senso, il cittadino non può scegliere un suo rappresentante, è una legge che non rappresenta il paese. Spero che il nuovo governo modifichi le norme e faccia ritornare presto i cittadini a votare. Sono convinto che quello che uscirà ad aprile non è il voto degli italiani ma delle segreterie di partito”. Ma torniamo al caso più eclatante, che ha tanto fatto discutere e indignare gli italiani (6760 commenti solo in Virgilio Notizie).
Con una lettera inviata al presidente Giorgio Napolitano e al premier Romano Prodi, i Savoia hanno richiesto lo scorso novembre un risarcimento allo Stato di 260 milioni di euro per i danni subiti a causa dei 56 anni di esilio. Vittorio Emanuele, 70 anni, figlio di Vittorio Emanuele III, ultimo re d'Italia dal 1900 al 1946, ha reclamato la bellezza di 170 milioni di euro; il figlio Emanuele Filiberto, 35 anni, ne ha richiesti “solo” novanta. La richiesta comprende inoltre la restituzione dei beni confiscati alla nascita della Repubblica.

“Chiedo scusa agli italiani per il disagio che ha procurato loro la mia richiesta di risarcimento - ha dichiarato ora il giovane Savoia ad Ansa -. La mia, come già ho detto altre volte, è stata una lettera di richiesta danni inviata per bloccare la prescrizione, era mio diritto farlo. Mi scuso però per tutto il disagio procurato, gli italiani avevano ragione nel reagire così, non cerco scusanti. L'Italia non aveva bisogno di questo ulteriore problema, io non voglio dare problemi all'Italia".

Pace fatta? Forse. Ma l’ascia di guerra non sembra sia stata del tutto sepolta. “Sappiano gli italiani - ha tenuto a precisare - che per 31 anni hanno proibito a me e mio padre di mettere piede sul suolo italiano. E la motivazione? Solo per il nome che portiamo. Per me questo non è giusto e gli italiani devono sapere che quella legge era un torto. Il nostro è stato un esilio, anche se dorato”.


Fonte - pubblicato il 15/02/08 in Cronaca|

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