lunedì 22 settembre 2008

OTTO D’ASBURGO CONTRO IL NAZISMO


Con il raggiungimento della maggiore età il 20 novembre 1930 Otto d’Asburgo, primogenito degli imperatori Carlo I e Zita, assumeva le funzioni di Capo della Casa Imperiale, che ha svolto e continua a svolgere con senso del dovere e dignità al servizio degli ideali monarchici e paneuropei. Verso la fine degli anni’ 20 in Austria, dove la repubblica aveva bandito gli Asburgo privandogli di ogni bene, cresceva un ampio schieramento monarchico, guidato dall’associazione ANELLO DI FERRO e affiancato dal 1925 dalla “Pia Unione di Preghiere” per la beatificazione di Carlo I. A partire dal 1931 oltre 1.600 comuni in Tirolo, Stiria e Austria inferiore divenivano “imperiali” per avere concesso la cittadinanza onoraria a Otto, mentre un busto del padre veniva collocato ufficialmente nella Cripta dei Cappuccini di Vienna. Obbiettivo: restaurare la monarchia su base federale e ispirazione cattolica, unico baluardo contro il nazismo e il comunismo. Scampato il primo pericolo nel 1934, dopo l’assassinio del cancelliere Dolfuss, per l’intervento dell’Italia, il nuovo governo di Vienna cercò il sostegno del sempre più popolare Otto: l’abrogazione delle leggi anti-Asburgo del 1919, il rientro di molti membri della famiglia in Austria, la pubblicazione di libri e riviste filo-monarchiche ne sono la prova. “Considerate a posteriori, dal punto di vista internazionale, mai le chances di un ritorno della monarchia in Austria sono state così grandi come fra il 1934 e il 1936 “ ( F.Orlandini, Otto d’Austria, 2004, pag. 53). I diffusi sentimenti monarchici si possono ben cogliersi in quanto scriveva nel 1937 il romanziere ebreo Joseph Roth ( autore dei celebri capolavori LA MARCIA DI RADETSKY e LA CRIPTA DEI CAPPUCCINI ): ”Abbiamo bisogno di legalità e non di arbitrarietà. Abbiamo bisogno di una corona e della croce non della croce uncinata. Vogliamo l’aquila bicipite austriaca…Viva l’imperatore Otto”. La mancanza di coraggio delle istituzioni austriache, pur rette da uomini di convincenti monarchici, sarà purtroppo fatale. Nel 1938 il disinteresse di Francia e Inghilterra, l’ostilità anti-asburgica di Iugoslavia e Cecoslovacchia, l’avvicinamento fra Italia e Germania favoriscono Hitler, che Otto non volle incontrare nel 1933 già consapevole delle sue deliranti mire espansionistiche. Mentre aumentano le pressioni naziste sull’Austria, l’arciduca chiede al cancelliere von Schuschnigg l’estromissione dei nazisti dal governo, la messa in allerta dell’esercito (che aveva ripristinato i vessilli imperiali), il rifiuto di ogni concessione a Berlino. Il 17 febbraio 1938, incombendo il pericolo dell’invasione nazista, Otto scrive al cancelliere: ribadito il valore della monarchia quale garanzia dell’indipendenza e della libertà dell’Austria, gli suggerisce- per resistere a Hitler – l’avvicinamento alle potenze occidentali, la pacificazione con i partiti dei lavoratori e il diniego di ogni ulteriore concessione ai nazisti, già favoriti da un’amnistia. In caso di impossibilità di von Schuschnigg e di sue dimissioni, si offre di assumere le funzioni di cancelliere per assicurare al governo rilievo internazionale e libertà d’azione! I tentennamenti del politico austriaco pregiudicheranno la soluzione proposta e consegneranno il 12 marzo l’Austria al nazismo: non è un caso che fra i primi ad essere perseguitati, assieme agli ebrei, saranno i monarchici! L’annessione forzata dell’Austria sarà il primo passo verso la seconda guerra mondiale. Contro Otto, che ha fortemente protestato sulla stampa internazionale per la brutale aggressione del suo paese, il 20 aprile è emesso un ordine di cattura per il reato di alto tradimento, che lo costringerà con la famiglia a rifugiarsi negli Stati Uniti. L’attenta azione diplomatica di Otto sugli Anglo-Americani contribuirà alla “Dichiarazione di Mosca” del 1943, che, nonostante l’opposizione dell’Unione Sovietica, riconoscerà l’Austria come nazione vittima del nazismo e il suo diritto a risorgere come Stato indipendente. L’esempio di Otto d’Asburgo, fautore nel dopoguerra della rinascita dell’Europa e per 20 anni brillante deputato al parlamento di Strasburgo, dimostra che i rappresentanti delle monarchie – anche nelle più difficili situazioni storiche – possono servire al meglio la propria Patria perché espressione di competenza e senso delle istituzioni. Ad Otto d’Asburgo, che fra breve festeggerà le sue prime 96 primavere, devono guardare con ammirazione tutti i Principi desiderosi di giovare alla propria terra.

Fonte - UMI, 4 Settembre 2008

"DECLINO E CROLLO DELLA MONARCHIA IN ITALIA" I Savoia dall'Unità al referendum del 2 giugno 1946

Aldo Alessandro Mola
"DECLINO E CROLLO
DELLA MONARCHIA IN ITALIA"
I Savoia dall'Unità al referendum del 2 giugno 1946

Declino e crollo della Monarchia in Italia - Aldo a. Mola
Qual è la verità storica sugli ultimi giorni della Monarchica in Italia? E' possibile che la Repubblica si fondi su un referendum tecnicamente nullo? E chi è il successore dinastico di Umberto II? In questo libro Aldo A. Mola offre dati certi che rovesciano molti luoghi comuni: gli elettori erano circa 28 milioni; oltre 3 milioni vennero esclusi dal voto; con 12 milioni 700 mila preferenze la Repubblica ebbe appena il 45 per cento. Sulla base di numerosi documenti inediti (come alcune lettere del Re in esilio al figlio Vittorio Emanuele), l'autore ricostruisce il ruolo di Casa Savoia nella formazione e nella vita dello Stato dal Risorgimento alla partenza di Umberto II per il Portogallo, rispondendo anche a domande fondamentali sulle origini travagliate dell'ordinamento repubblicano. Senza mai perdere il distacco dello storico e grazie ad un approfondito lavoro di archivio, Mola analizza per la prima volta in dettaglio i verbali elettorali, evidenzia innumerevoli brogli, voti dubbi, pasticci, errori, omissioni, e giunge a conclusioni sconvolgenti.
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"Sessant'anni fa l'Italia diventava una repubblica e il Re Umberto II di Savoia si rifugiava in Portogallo, in un esilio da cui non sarebbe più tornato. Sul referendum che sancì il cambio di regime si è sempre molto discusso e alcuni storici hanno cercato di dimostrare che la vittoria della repubblica fu ottenuta con una gigantesca frode elettorale. Ma qual è la verità storica sugli ultimi giorni della monarchia in Italia? Perché il Consiglio dei ministri sottrasse a Umberto II i poteri di capo dello Stato e li conferì al presidente Alcide De Gasperi prima che la Corte di cassazione si pronunciasse sui brogli? È possibile che la nostra repubblica sia fondata su un referendum che avrebbe dovuto essere annullato? E chi è il legittimo successore di Umberto II? In questo libro, Aldo A. Mola rovescia molti luoghi comuni sulla monarchia italiana e sulla sua fine avvalendosi di numerosi documenti inediti (come alcune lettere del re in esilio al figlio Vittorio Emanuele), e rícostruísce il ruolo di Casa Savoia nella formazione dello Stato dal Risorgimento all'Unità, dalle imprese coloniali a Giolitti, alla prima guerra mondiale, fino all'avvento del fascismo, alle leggi razziali, al disastroso coinvolgimento nella seconda guerra mondiale e a quel fatidico 13 giugno 1946 in cui l'aereo di Umberto II lasciò la pista di Ciampino alla volta del Portogallo. Il sovrano partì da Re, convinto di tornare presto, invece il 18 giugno venne proclamata la repubblica e il 23 ottobre 1947 l'Assemblea costituente lo condannò all'esilio perpetuo.
In queste pagine l'autore risponde anche ad alcune delle domande fondamentali sulle origini travagliate del nostro ordinamento repubblicano. Senza mai perdere il distacco dello storico e grazie a un approfondito lavoro di archivio, analizza per la prima volta in dettaglio i verbali elettorali originali, trovando innumerevoli buchi, voti dubbi, pasticci, errori e omissioni e giungendo a conclusioni sconvolgenti. La forma dello Stato fu decisa dalla Corte suprema di cassazione, che fissò il quorum sulla base dei soli voti validi, anziché dei votanti: se fosse stato calcolato sulla base dei votanti, come voleva la legge, il vantaggio della repubblica sarebbe crollato da 2 milioni a 250.000.
È possibile considerare questo scarto sufficiente, vista la grande incertezza sui dati e l'impossibilità di controllare le schede, che - secondo il ministro della Giustizia Togliatti - erano «forse» state distrutte già pochi giorni dopo il voto? E su questo interrogativo che si fonda la nostra storia repubblicana.
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Aldo A. Mola (Cuneo, 1943) dirige il Centro europeo Giovanni Giolitti per lo studio dello Stato a Dronero (Cuneo). Dal 1971 ha dedicato a Giolitti e alla sua epoca numerosi saggi, tra i quali L'età giolittiana (1971), Storia dell'amrninistrazione provinciale di Cuneo dall'Unità al fascismo, 1859-1925 (1971), Stampa e vita pubblica di provincia nell'età giolittiana (1971), Giovanni Giolitti: grandezza e decadenza dello Stato liberale (1978), Giolitti, lo statista della nuova Italia (Mondadori 2003). Già condirettore editoriale de Il Parlamento italiano, 1861-1992 (Nuova Cei, 24 voll.), è autore, fra l'altro, di Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni (Bompiani 2001), Storia della monarchia in Italia (Bompiani 2002), Silvio Pellico: carbonaro, cristiano e profeta della nuova Europa (Bompiani 2005), Giosue Carducci: scrittore, politico, massone (Bompiani 2006).

Isbn: 978-88-04-57988-5
Prezzo: Euro 12,00
OSCAR STORIA Monadadori

ESULTA NZA PER LE NOZZE TRA S.A.R. IL PRINCIPE AIMONE DI SAVOIA E LA PRINCIPESSA OLGA DI GRECIA


LA CONSULTA DEI SENATORI DEL REGNO ESULTA PER LE NOZZE
TRA S.A.R. IL PRINCIPE AIMONE DI SAVOIA, DUCA DELLE PUGLIE,
E LA PRINCIPESSA OLGA DI GRECIA

Nella fausta ricorrenza dell’unione di Roma con l’Italia, sognata da Camillo Cavour e
Alessandro Manzoni, garante della libertà della Patria e dell’unione dei cittadini, faro universale
della tradizione ellenico-latina, madre di civiltà, la Consulta dei Senatori del Regno esulta
all’annuncio delle Nozze tra S.A.R. il Principe Aimone di Savoia, Duca delle Puglie, e la
Principessa Olga di Grecia.
La Consulta ricorda gli impegni, solennemente proclamati a Roma il 7 Luglio 2006,
quando S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca di Savoia e di Aosta, concesse al Figlio la
facoltà di valersi del titolo di Duca d’Aosta, e gli commise il riordinamento degli Ordini Dinastici,
mentre affidò a S.A.R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia la cura della tradizione culturale
sabaudo-italiana.
In questo giorno radioso la Consulta dei Senatori del Regno ribadisce, se mai ve ne fosse
bisogno, la propria lealtà e fedeltà al Capo della Casa di Savoia e al Principe Ereditario, nel solco
dello Statuto