martedì 11 dicembre 2007

TORINO: IL PRINCIPE AMEDEO ALLA PRESENTAZIONE DELL'ANNUARIO DELLA NOBILTA' ITALIANA


Torino, 10 Dicembre 2007 – Nella prestigiosa cornice di Palazzo Lascaris,

Sede della Regione Piemonte, si è tenuta la presentazione della XXVIII edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana, monumentale opera che raccoglie informazioni su oltre 19.000 Casati.
La prima edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana venne stampata nel 1879 grazie ad uno dei maggiori studiosi mondiali di araldica: Giovanni Batista di Crollalanza.


Ospite d’eccezione dell’incontro è stato S.A.R. il Principe Amedeo di

Savoia, autore della nota introduttiva al volume.
Il Principe, accolto dal Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Davide Gariglio e dal parlamentare torinese On. Giorgio Merlo, che hanno fatto gli onori di casa, ha visitato l’esposizione di volumi araldici allestita per l’occasione.


Prima della presentazione dell’Annuario, il Capo di Casa Savoia ha

ricordato uno ad uno gli operai recentemente scomparsi per incidenti sul lavoro, chiedendo un minuto di silenzio. Il pubblico presente si è alzato in piedi per questo toccante e significativo momento di raccoglimento.


Il Principe Amedeo ha illustrato i pregi di questa opera che raccoglie

informazioni su famiglie nobili e notabili ed è da considerarsi il lavoro scientifico più completo nel suo genere.


S.A.R. ha tenuto particolarmente a sottolineare che sono state inserite

nell’Annuario tutte le famiglie dell’aristocrazia ebraica italiana. Non sono state “reintegrate” ma si sono ritenuti nulli i provvedimenti che, nelle versioni precedenti, le avevano escluse.



Andrea Borella, curatore ed editore dell’Annuario, ha analizzato il

contesto storico del neonato Regno d’Italia che, sin dalla sua fase iniziale di unificazione, ha avuto il merito di considerare e riconoscere le famiglie nobili degli stati pre-unitari.


Borella ha parlato della Consulta della Commissione Araldica che, durante

il periodo fascista, ha perso - qualitativamente parlando - valore in quanto venivano nominati i membri in base a umori politici, collocando al suo interno persone gradite al potere ma non araldicamente competenti; per questo motivo importanti famiglie nobili non furono censite e quindi riconosciute dallo Stato.


Le famiglie nobili ebraiche non vennero mai escluse dagli elenchi ufficiali

ma venne impedita la pubblicizzazione delle stesse.


Al giorno d’oggi abbiamo circa 70 mila nobili italiani, dispersi in 140 paesi

nel mondo, che si sono trasferiti principalmente per esigenze di lavoro. La maggior parte di essi rientra un un contesto di patriziato locale, solo una minima parte appartiene a famiglie di rilevanza nazionale.


Al termine dell’incontro il Principe ha rilasciato delle interviste, fra cui una

al canale televisivo Raiuno.


L’Unione Monarchica Italiana era rappresentata dal Vice segretario
nazionale Carmine Passalacqua, dai coordinatori di Torino Edoardo Mauri ed Ezio Susella, dal coordinatore di Novara Alessandro Pezzana e dal coordinatore di Varese Davide Colombo.

Fonte -
NEWSLETTER del sito www.varesemonarchica.it

lunedì 10 dicembre 2007

Trovato il cimitero ducale dei Gonzaga

Riproponiamo ai Nostri lettori due articoli di estremo interesse sulla recente riscoperta del cimitero ducale ospintante centinaia di Gonzaga succedutisi nei secoli. Una nuove luce sul passato del nostro paese e su la storia di una importantissima famiglia. (Per un esteso albero genealogico rimando quì).

E.B.



Trovato il cimitero ducale
Centinaia di ossa. E i nomi? Ci sono le lapidi

Trovato. Il cimitero dei Gonzaga ha la gobba e sta sotto la scala - la stranissima scala semicircolare - della basilica di Santa Barbara. Ha la gobba perché fra la selva di ossa che i preti già consacrano come “sepolcreto”, ci sono anche le vertebre e scapole storte del duca Guglielmo. Salito al cielo nel 1587, livido e barbuto, fu il principe col quale lo stato di Mantova conobbe il tempo più bello e prospero. Anche musicale. La chiesa palatina fu pretesa dal Gobbo, per fare musica. Martedì Santa Barbara ospiterà la seconda parte dell’Oratorio di Bach diretto da Koopman. La curia ha pensato di blasonare l’evento presentando il progetto musicale della basilica e annunciando che sotto il pavimento ci sono i sepolcri dei Gonzaga. Prima nessuno. Adesso tanti in una volta.

È un riscontro. Sulle scoperte e i rilievi (archeologici e medici) il riserbo è strettissimo. Scioglieranno il mistero, martedì prossimo in Curia, il sovrintendente Luca Rinaldi e il direttore dei restauri Giovanni Mori. La novità è questa: sulle pareti delle camere funebri per ciascun c’è una lapide col nome di ogni individuo.

Se i documenti dovessero avere ragione, nella selva di ossa dovrebbero esserci i resti di almeno tre duchi.

In sequenza cronologica: il padre Federico II, committente di Palazzo Te; del primogenito Francesco III che morì di polmonite dopo un accidentale bagno fuori stagione nel Lago durante una battuta di caccia; del secondogenito succedutogli sul trono, Guglielmo.

Oltre a questi anche lo scheletro di Domenico Guglielmo Lungaspada, figlio di Vincenzo I, e quindi i resti delle donne. Dovrebbe trattarsi del più importante ritrovamento del genere dei tempi contemporanei, se si considera che negli anni Sessanta don Costante Berselli individuò nella chiesa di Santa Paola la tomba di Isabella d’Este e del marito Francesco II più altri famigliari ascendenti e discendenti.

Tutto finì nel tritaossa della dimenticanza e della dispersione. Meno che per il ramo francese della decandenza, rappresentato in Santa Barbara dai resti di Carlo I e dal cranio dell’ultimo duca Ferdinando Carlo il Fellone. Non è che i Gonzaga sono perseguitati dalla maledizione della razza “evidentissimi in vita, spariti in morte”, perché le loro sepolture sono state o continuano a essere introvabili.

La verità è un’altra: le visite ai loculi, nei secoli, sono state frequenti, rapinose o curiose, dai lanzichenecchi ai francesi di Napoleone, dalle acque e dalle melme del Mincio fino agli storici armati di torcia, trapano e un cuore indomito da Indiana Jones.

Delle sepolture collettive di Santa Barbara si sapeva tutto. Dai documenti contemporanei a Guglielmo e da quelli di poco posteriori. L’occasione per individuarle e vederle è stata data dal recente cantiere del restauro totale della basilica. Via il pavimento ecco le due camere funebri, alla sinistra della scala che stilizza l’impresa gonzaghesca del Monte Olimpo. La stanza degli uomini e quella delle donne, comunicanti, e raggiungibili non attraverso la cripta (troppo facile), ma da una gradinata che cala sottoterra dietro un lastrone altrettanto funebre nel corridoio della sagrestia. Brividi, macigni e cunicoli.

La cripta non c’entra. Originale quanto la chiesa superiore, quella inferiore, a tre navate e con cappella ellittica, non dà accesso ai vani tombali. Però - in chissà quali tempi e con quali strumenti - qualcuno mise gli occhi nelle fondamenta della chiesa ducale. Bucò la parete per vedere al di là. Buio pesto, ma non per la telecamerina che in tempi più recenti ha “visto” la selva delle ossa.

Tutto vero. Guglielmo è sepolto lì sotto, insieme agli altri. Ogni signore aveva anche il suo programma di vita eterna. Sua moglie, Eleonora d’Asburgo, preferì il pavimento della chiesa della Trinità (oggi Archivio di Stato). I nonni suoi, Francesco II e Isabella d’Este decisero invece di farsi seppellire nella chiesa di Santa Paola, mentre il figlio Vincenzo I con la nuora Eleonora de’ Medici preferì la cripta di Sant’Andrea. A ognuno la sua fine, chi dentro il saio francescano, chi con la corona, l’ermellino e lo spadone. È il caso megalomane di Vincenzo I, che però non si trova.
La chiesa palatina di Santa Barbara è officiata, è proprietà della diocesi, con la sua acustica e il suo organo Antegnati è una straordinaria aula da concerti.

Nel suo piano di sistemazione della corte il duca Guglielmo nel 1562 commissionò una nuova chiesa privata nella zona “del gioco della palla”, cioè in una spianata fra la Corte Nuova e la Domus Nova, in una bassura che fu riempita con una infinità di terra.

Negli stessi anni nacque Vincenzo, l’erede, e Guglielmo si convinse che ci voleva un tempio più grande, solenne, speciale. Così eccezionale da pretendere dal papa una giurisdizione diocesana senza territorio, un messale proprio, un rito autonomo. Nel 1565 la consacrazione della basilica progettata assieme al campanile da Giovanni Battista Bertani con un gusto polimorfo e personalissimo che salda la memoria giuliesca allo stile romano.

Guglielmo volle essere sepolto dalle parti del Monte Olimpo, su un lettuccio di pietra. Con lui i parenti. La basilica è piena di reliquie e di sorprese. Basti ricordare la serie di palle dipinte che furono rinvenute durante i lavori di restauro diretti dall’architetto Giovanni Mori nella sagrestia. Giochi infantili del Cinquecento che confermano che nell’area della chiesa i principi giocavano proprio a palla. I Gonzaga, anche se morti, non finiscono mai di riapparire. Sono o non sono la colonna vertebrale di Mantova?

Eccezionale ritrovamento durante il restauro di Santa Barbara, nel cuore della città
In due locali sotterranei le tombe di quattro duchi e di molte donne della famiglia
Mantova, era sotto una chiesa
il sepolcro segreto dei Gonzaga
Per almeno tre secoli molti le avevano cercate senza successo

Mantova, il sepolcro dei Gonzaga
MANTOVA - La lapide dell'abate Gregorio Carbonelli, fido consigliere dei Gonzaga morto nel 1624, per secoli era riuscita a celare almeno in parte il segreto. I tombaroli avevano comunque trovato il modo di fare razzia, ma per gli studiosi dove fosse il sepolcro di alcuni dei principali duchi di Mantova era rimasto un mistero. Le cronache indicavano come luogo più probabile la chiesa di Santa Barbara, inglobata nel Palazzo Ducale e costruita nell'epoca d'oro della dinastia, ma solo il caso ha permesso, durante alcuni lavori di restauro, di scoprire due camere sotterranee contenenti i resti di quattro dei maggiori esponenti del casato, oltre a quelli di molte donne della famiglia.

L'eccezionale ritrovamento è avvenuto durante la posa delle tubature dell'impianto di riscaldamento. Mentre gli operai guidati dall'architetto Giovanni Mori erano al lavoro nei pressi dell'altare, il terreno si è smosso aprendo due varchi su dei locali sconosciuti e collocati a lato della cripta. Le immagini riprese da una telecamera calata all'interno hanno lasciato tutti sbalorditi, mostrando una stanza con soffitto a volta a botte e con molte ossa sparpagliate sul pavimento.

Si trattava del sepolcro delle donne, simile a un grande ossario, ma le principali sorprese dovevano ancora arrivare. "Il vero accesso era nascosto dalla lapide di Gregorio Carbonelli, che si trova nei pressi della sagrestia: una posizione in effetti strana per un importante canonico di corte", dice il soprintendente ai Beni architettonici e al paesaggio Luca Rinaldi. "Da lì parte una scala che conduce a un corridoio e ai locali sotterranei, anche a quello con i resti dei duchi".

Sotto la chiesa di Santa Barbara, dove sono conservate anche le spoglie di Carlo I Gonzaga Nevers (1627-37) e dove si trova il cranio dell'ultimo duca, Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers (1665-1708), è venuto alla luce il "Pantheon dei Gonzaga". Grazie alle lapidi sulle pareti, sono stati identificati i resti di Federico II (primo duca di Mantova e marchese del Monferrato, regnante dal 1519 al 1540), di Francesco III (duca tra il 1540 e il 1550), di Guglielmo I (terzo duca, al potere tra il 1550 e il 1587 e fondatore della chiesa di Santa Barbara, eretta tra il 1562 e il 1572) e di Francesco IV (quinto duca e rimasto in carica pochi mesi nel 1612). È stata inoltre trovata la tomba del giovane Guglielmo, figlio del quarto duca di Mantova, Vincenzo I, che è sepolto nella chiesa di S. Andrea.

La scoperta, probabilmente la più importante di questo tipo degli ultimi decenni nella città lombarda, va persino oltre le speranze di chi da tempo cercava di svelare i misteri nascosti dentro Santa Barbara e di trovare l'accesso al sepolcro. Molte cronache del Cinquecento e del Seicento dicevano che lì era stato sepolto Guglielmo I, noto per la gobba ma anche per il suo impegno come mecenate, e che il duca, prima di morire, vi aveva traslato anche i resti del padre Federico II, il committente di Palazzo Te, e del fratello Francesco III, morto di polmonite dopo essere caduto in acqua durante una battuta di caccia. Era però difficile ipotizzare un ritrovamento di questa entità, con l'individuazione anche delle tombe di altri esponenti della famiglia.

Le sepolture sono in uno stato di conservazione decisamente precario e i segni di saccheggio sono evidenti. Lungo il corridoio d'accesso qualche tombarolo ha scritto la data 1740, ma altre spoliazioni avvennero probabilmente anche in epoca napoleonica. I corpi inizialmente erano adagiati su tavole in legno o lastre di marmo rette da mensole in pietra finemente lavorate e sormontate da iscrizioni sepolcrali, ma ora i loro resti sono dispersi nel locale; una situazione che rende anche difficile associarli direttamente ai singoli personaggi.

Questa operazione sarà affidata a degli esperti, che utilizzando avanzate tecniche scientifiche potranno fornire molte altre informazioni utili agli storici. "Attualmente non possiamo nemmeno escludere che tra le ossa contenute nei locali ci siano anche quelle di qualche altro duca", spiega monsignor Giancarlo Manzoli, che segue i restauri della chiesa per conto della Curia. "Poco tempo fa, in occasione dei 500 anni dalla nascita, sono state fatte delle analisi su quello che è rimasto del corpo di Ferrante Gonzaga, il fratello di Federico II, e questi risultati potrebbero essere d'aiuto. Nei prossimi mesi decideremo come dare una degna collocazione ai resti e rifletteremo sulla possibilità di rendere il luogo accessibile al pubblico".

Fonte - Gazzetta di Mantova, La Repubblica, 4 Dicembre 2007

domenica 9 dicembre 2007

PROCESSO A RE VITTORIO, di Aldo Mola

PROCESSO A RE VITTORIO

Riportiamo l'articolo su il Re Vittorio Emanuele III, a firma di Aldo A. Mola, Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, pubblicato da "Il Giornale del Piemonte" domenica 9 Dicembre, in prima e seconda pagina.


PROCESSO A RE VITTORIO
di Aldo A. Mola

Vittorio Emanuele III

Chi ricorda Vittorio Emanuele III? Morì sessant’anni orsono ad Alessandria d’Egitto. La sua salma è là, in una chiesetta. Dimenticata. La sua memoria è quotidianamente infangata da accuse ingiuste lanciate da chi ne fa il capro espiatorio della storia d’Italia, una sorta di Male Assoluto.
Vittorio Emanuele III nacque a Napoli l’11 novembre 1869 da due cugini primi, Umberto I e Margherita di Savoia. Il regno d’Italia, nato il 17 marzo 1861, era gracile, senza alleati né amici. Doveva fare da sé, anche i matrimoni e anche gli eredi al trono. La sua nascita a Capodimonte significò che l’Italia era davvero unita da Torino, Firenze, Napoli, Venezia... Ma doveva ancora arrivare a Roma.
Il 9 maggio 1946 re Vittorio, quello effigiato nelle monete, nei francobolli, nella carta da bollo, coi baffi sempre più radi e lo sguardo da troppo tempo senza sorriso, abdicò e salpò da Napoli per Alessandria d’Egitto. Lasciato il titolo di re partì come “conte di Pollenzo”, in memoria di Carlo Alberto e della tenuta ove sperimentò poderi d’avanguardia. Nel 1908 aveva fondato l’Istituto Internazionale d’Agricoltura, l’antesignano della FAO che non per caso ha sede a Roma. Morì il 28 dicembre 1947, tre giorni prima che la costituzione della Repubblica condannasse all’esilio perpetuo lui e suo figlio Umberto II.
Vittorio Emanuele III fu re d’Italia per quarantasei anni. Non aveva né premura né gran voglia di salire al trono. Accettò la corona perché suo padre, Umberto I, fu assassinato a Monza il 29 luglio 1900 da un complotto internazionale che usò un anarchico per innescare in Italia il corto circuito reazione-rivoluzione.
Colto, erudito, dotato di memoria formidabile, sempre padrone di sé sino ad apparire arido e glaciale, cercò subito il consiglio di uomini saggi e indipendenti. Il senatore Pasquale Villari, uno dei grandi “padri della patria”, sollecitato a parlare con la franchezza che si deve al sovrano, gli consigliò di cacciare a pedate i cortigiani e di fare di testa sua. Il giovane re prese debita nota: l’Italia sentiva bisogno di un sovrano che tenesse strette le redini del Paese e ne garantisse la posizione internazionale e l’ordine pubblico. Però...
Però la monarchia si fondava sullo Statuto promulgato il 4 marzo 1848 da Carlo Alberto di Savoia-Carignano, re di Sardegna, e passato tale e quale a base del regno d’Italia: patto irrevocabile tra il sovrano e la nazione. Dunque il re non era superiore alle leggi. Il re controfirmava le leggi decretate dai poteri legittimi: governo e parlamento. Il Paese rimaneva bambino. La sua dirigenza politica amava le scorribande, ma per cavarsi dai guai sentiva bisogno di una mano ferma che non sapeva darsi per via elettorale. Il regno era e rimase un sistema misto: una monarchia rappresentativa vincolata dall’articolo 5 dello Statuto che riservava al re il comando delle forze armate (senza chiarire chi dovesse davvero guidarle in caso di necessità) e il controllo supremo della politica estera (stipula dei trattati non comportanti oneri: una finzione linguistica).
Il primo governo in sintonia con il giovane re, presieduto dal democratico Giuseppe Zanardelli e con Giovanni Giolitti all’Interno, definì i nuovi poteri del consiglio dei ministri: una riforma burocratica, anziché politica e sostanziale. Vittorio Emanuele III ebbe chiaro il quadro: era il primo funzionario della Corona. Perciò prese casa lontano dal Quirinale ove andava come un impiegato all’ufficio. Vi svolgeva le “pratiche” e se ne tornava ai suoi studi e agli affetti domestici. Il re era “isolato”. Tutti litigavano come i polli di Renzo, ma per cavarsi ai pasticci si appellavano alla Corona: la “tata” di una democrazia mai nata per incapacità dei “politici” non per cattiva volontà dei Savoia.
Bersaglio di attentati (molti progettati, alcuni giunti quasi a segno: nel 1912 e, peggio, nel 1928 quando scampò di misura alla strage di Milano, costata oltre venti morti e sessanta feriti gravi), il re affrontò in prima persona i momenti più critici della vita pubblica: non per ambizione di potere personale ma per carenza di governo e parlamento.
La storiografia continua a non affrontare con sufficiente oggettività alcuni passaggi fondamentali della storia d’Italia. Trova comodo addebitare a Vittorio Emanuele III “colpe” che non sono affatto sue (posto che siano “colpe”).
Tra le molte, ne indichiamo quattro: la crisi dell’ottobre 1922 (o “avvento del fascismo”, detto anche “male assoluto”); l’ “assassinio Matteotti” (o “avvento della dittatura”); le “leggi razziali” (1938); la stipula dell’armistizio annunciato l’8 settembre 1943 (o “fuga di Pescara”).
Sessant’anni dopo la morte re Vittorio attende che la sua salma venga tumulata al Pantheon accanto a quella dei genitori. Gl’italiani hanno diritto di capire la propria storia. I piemontesi hanno il dovere di studiarla, comprenderla, insegnarla. Diversamente, perché menare vanto di aver voluto l’unificazione nazionale?


Aldo A. Mola
Presidente della Consulta dei senatori del regno


da “Il Giornale del Piemonte” di domenica 9 Dicembre 2007, pagg. 1 – 2

venerdì 7 dicembre 2007

Angelo Squarti Perla, "IN NOME DEL RE"



Nel saggio giuridico-dinastico, alla sua seconda edizione aggiornata al 2006 ed edito da Maroni, si analizzano lo status nell’ambito della Famiglia Reale e l’attuale posizione nell’ordine successorio del Principe Vittorio Emanuele di Savoia. Nell’automatismo ineludibile del diritto dinastico, sono oggetto di attento studio le condizioni soggettive ed oggettive disabilitanti della sua successione e le ragioni di pretensione, per se e discendenza, irrimediabilmente perdute.
Riprendendo dalla prefazione dell’autorevole Capo Redattore di rivista giuridica a diffusione nazionale:
“Nell’opera -In nome del Re- la disamina storico giuridica è rigorosa ed ineccepibile. Fondate, correnti e consequenziali sono le argomentazioni addotte, irrefutabili e compiute le conclusioni raggiunte.”

Il saggio può essere richiesto ad una delle seguenti librerie fiduciarie:

Antica Libreria Cascianelli, Largo Febo 14/16, 00186 ROMA. Tel: +39 06 688 028 06 / Fax: +39 06 688 028 06.
E-mail: cascianelli@mclink.it

Libreria Canonici, Corso Garibaldi 132, ANCONA. Tel: +39 071 202300 / Fax: +39 071 2085294.
E-mail: francescacanonici@virgilio.it

Libreria Antiquaria Canesi, Piazza Giovine Italia 3 (cortile interno), VARESE. Tel: +39 0332 287047.

Se l’opera verrà richiesta direttamente all’Autore, i soci U.M.I. potranno fruire di uno sconto sul prezzo di copertina del 50% inviando domanda all’indirizzo e-mail: asperla@tiscali.it

MARONI
pagg. 65 - Euro 20,00
ISBN 88-86286-16-3

martedì 4 dicembre 2007

Ordini considerati illegittimi dalla Repubblica Italiana

Nel 1953 il Ministero degli Affari Esteri ha pubblicato una lunga (ma ancora incompleta) lista di onorificenze la cui concessione ed il cui uso sono vietati e puniti dalla Legge. Esse infatti non rientrano fra quelle concesse da stati esteri né fanno parte del patrimonio di Case effettivamente regnanti dopo il 1815. La versione che qui si trascrive è quella edita sul numero 177 del 1983 della rivista spagnola Hidalguia.
  • Ab Cao (ordre)
  • Accord (ordre international)
  • Aigle d'Augustin (ordre de l')
  • Aigle Bleu (ordre de l')
  • Aigle Doré d'Orient (ordre militaire et dynastique de l')
  • Aigle d'Este (ordre de l'académie universelle des chevaliers de l')
  • Alfred le Grand (ordre souverain d')
  • Alibert (ordre dynastique des chevaliers hospitaliers d')
  • Amitié et Tolérance (ordre de l')
  • Anthares (ordre d') ou Antéras (ordre universel d')
  • Antioche (ordre d')
  • Araucanie (ordre royal d')
  • Arts et des Lettres (ordre de l'internationale des)
  • Arts et des Lettres (ordre international de la Renaissance des)
  • Athénien (ordre)
  • Athos (ordre du Mont)
  • Augustans (the hereditary order of the armigerous)
  • Avatar (ordre d')
  • Baeza (ordine di )
  • Bernicie (ordre équestre de)
  • Bien Public (ordre international du)
  • Castille (ordre royal de)
  • Castille Hospitaliers de Burgos (ordre des chevaliers de)
  • Celtiques (ordre des chevaliers)
  • Chardon (ordre du)
  • Christ (ordre des pauvres chevaliers du)
  • Christien (ordre)
  • Christ Roi (ordre du)
  • Chypre (ordre des chevaliers du glaive d'or et de )
  • Chypre (ordre équestre hospitalier du silence et de l'épée de), ou ordre Templier de Chypre
  • Chypre et Jérusalem (ordre royal de), ou ordre équestre militaire de Jérusalem
  • Cid (ordre des chevaliers du)
  • Civinzia (ordine di)
  • Coldin (ordre de)
  • Commerce, de l'Industrie et de l'Épargne (ordre de la fédération française du)
  • Compeador (ordre du)
  • Concorde (ordre des chevaliers de)
  • Conducteur (ordre du meilleur)
  • Constantin (ordre de la fédération militaire de)
  • Constantin de la Dynastie Focas (ordre)
  • Constantin de la Maison d'Orient (ordre de Saint-)
  • Constantin le Grand (ordre de)
  • Constantin le Grand (ordre souverain impérial de)
  • Constantin le Grand et de la Couronne Royale "Esclava de los Wendos" (ordre impérial souverain de)
  • Constantin Nemagnique de Saint-Etienne (ordre impérial de)
  • Constantinien de Byzance (ordre impérial)
  • Constantinien de la Milice Dorée d'Orient (ordre)
  • Constantinople (ordre souverain dynastique de)
  • Constellation du Sud d'Araucanie (ordre de la)
  • Corinthie (ordre de)
  • Corona Gota Normanna di Sicilia (reale e militare ordine della)
  • Castiglia (reale ordine di)
  • Couronne Aztèque (ordre dynastique de la)
  • Couronne des Baléares (ordre dynastique de la)
  • Couronne de Charlemagne (ordre de la)
  • Couronne de Crète (ordre de la)
  • Couronne d'Épines (ordre de la)
  • Couronne de Fer (ordre de la)
  • Couronne Normande d'Altavilla (ordre de la)
  • Couronne des Stuarts (ordre de la)
  • Courtoisie française (ordre de la)
  • Croisés (ordre des chevaliers)
  • Croissant (ordre impérial du)
  • Croix de l'Aigle (ordre de la)
  • Croix d'Alsace (ordre de la)
  • Croix d'Argent (ordre capitulaire de la)
  • Croix de Constantinople (ordre souverain militaire dynastique des chevaliers de la)
  • Croix d'Émeraude (ordre de la)
  • Croix d'Épée d'Arménie (ordre de la)
  • Croix de Galilée (ordre de la)
  • Croix de Jérusalem (ordre de la)
  • Croix Noire (ordre de la)
  • Croix de Sang (ordre de la)
  • Cycliste (ordre du Mérite)
  • Cyprus (sovereign order of)
  • Dalcassien de Thomond (ordre)
  • Délivrance (ordre de la)
  • Dévouement (ordre de la fédération du)
  • Diplomatique (ordre du Mérite)
  • Dragon (ordre du)
  • Dragon des Galles, Bretagne et Géorgie (ordre du)
  • Druides (ordre des vieux)
  • Éducation Artistique (ordre de l')
  • Éducation Sociale (ordre de l')
  • Encouragement au Progrès (ordre de l')
  • Épée d'Or (ordre militaire capitulaire de l')
  • Esprit (ordre de l')
  • Esprit (ordre universel de l')
  • Esprit de l'Italie (ordre des chevaliers de l')
  • Étoile d'Antioche (ordre de l')
  • Étoile de la Charité (ordre de l')
  • Étoile du Devoir (ordre de l')
  • Étoile de la Sicile (ordre militaire et sacré de l')
  • Étoile du Sud d'Aracaunie (ordre royal de l')
  • Étoile de la Vieille Silésie (ordre de l')
  • Eurafricain (ordre du Mérite)
  • Européen (ordre du Mérite)
  • Fenice (ordre des chevaliers de la)
  • Francastel (ordre militaire de)
  • France (ordre des chevaliers de)
  • Francophonie (ordre de la) ou Pléiade (ordre de la)
  • Génie français (ordre du)
  • Griffon d'Or (ordre du)
  • Hermandad d'Argentine (ordre suprême capitulaire de l')
  • Honneur et du Mérite (ordre des chevaliers de l')
  • Humain (ordre universel du Mérite)
  • Immaculée (ordre de l')
  • Industriel et Commercial (ordre du Mérite)
  • Infinito (ordine dell')
  • Interallié (ordre du Mérite)
  • International commission for Orders of Chivalry
  • Jérusalem (ordre équestre militaire de)
  • Jérusalem (ordre du Royaume de)
  • Jésus-Christ (Milice de)
  • José Rizal (ordre des chevaliers de)
  • Judo (ordre du Mérite du)
  • Juridique (ordre du Mérite)
  • Labor (orden omnia)
  • Laurent le Magnifique (ordre de)
  • Légion d'Honneur de l'Immaculée (ordre impérial de la)
  • Libération (ordre polonais de la)
  • Liberté (ordre capitulaire et militaire de la)
  • Liberté (ordre international des chevaliers de la)
  • Lion des Ardennes (ordre du)
  • Lion d'Or (ordre du)
  • Lion et de la Croix Noire (ordre du)
  • Lions de l'Anahuac (ordre des quatre)
  • Lys de Navarre (ordre du)
  • Mélusine (ordre de)
  • Milice Dorée d'Occident (ordre de la)
  • Moscou (ordre Impérial de la maison de)
  • Muza Ier (ordre de)
  • Notre-Dame de Bourbon ou de la Ceinture de l'Espérance (ordre de)
  • Notre-Dame du Chardon (ordre de)
  • Notre-Dame de l'Espérance et de la Cité Impériale de Tolède (ordre de)
  • Notre-Dame de la Guadalupe (ordre impérial nobiliaire de)
  • Notre-Dame de la Merci (ordre royal souverain militaire de)
  • Notre-Dame du Mont-Carmel (ordre de)
  • Notre-Dame de la Paix (ordre de)
  • Orthodoxes (ordre des hospitaliers)
  • Paix (ordre impérial des chevaliers de la)
  • Piast (ordre souverain royal de)
  • Porte-Épée (ordre souverain militaire des chevaliers)
  • Protector (orde juvenam)
  • Puma Negro (ordre de)
  • Recherche et l'Invention (ordre du mérite pour la)
  • Reconnaissance (croix de la)
  • Regulus (ordine emeretico internazionale)
  • Rose et de la Croix de Jérusalem (ordre de la)
  • Rouvre (ordre des chevaliers du)
  • Saint-Aigle des Gaules (ordre du)
  • Saint-Alexandre Newski (ordre de)
  • Saint-André (ordre du mérite de)
  • Saint-André Apôtre (ordre équestre amalfitain de)
  • Saint-André de Caffa (ordre de)
  • Saint-André de Roete (ordre de)
  • Saint-André de Serravaille (ordre des chevaliers de)
  • Saint-Antoine d'Égypte (ordre de)
  • Saint-Basile le Grand (ordre suprême et dynastique de)
  • Saint-Benoit et Saint-Michel (ordre chevaleresque de)
  • Saint-Casimir (ordre souverain militaire de)
  • Saint-Cyrille (ordre dynastique de)
  • Saint-Cyrille et Méthode (ordre souverain de)
  • Saint-Denis de Zanthe (ordre souverain grec de)
  • Saint-Dominique et Saint-Pierre Martyrs (ordre de)
  • Saint-Esprit (ordre du)
  • Saint-Eugène de Bosnie (ordre de)
  • Saint-Eugène de Trébizonde (ordre impérial de)
  • Saint-Fortunat (ordre de)
  • Saint-Georges (ordre impérial de)
  • Saint-Georges d'Antioche (ordre militaire de)
  • Saint-Georges de Belgique (ordre de)
  • Saint-Georges de Bourgogne (ordre de)
  • Saint-Georges de Carinthie (ordre de)
  • Saint-Georges en France (ordre de)
  • Saint-Georges de Gênes (ordre équestre sérénissime des chevaliers de)
  • Saint-Georges Juvenam Protector (ordre civil de)
  • Saint-Georges de Lituanie et de Sainte-Victoire (ordre de)
  • Saint-Georges de Miolance (ordre de)
  • Saint-Georges de Moscou (ordre de)
  • Saint-Georges du Prince de Morea et de Byzance (ordre de)
  • Saint-Géréon (ordre de)
  • Saint-Graal (ordre mystique du)
  • Saint-Grégoire de la Suprême Confédération Ottomane byzantine (ordre impérial du sabre et de)
  • Saint-Hubert de Lorraine et de Bar (ordre de)
  • Saint-Jacques de l'Épée Rouge (ordre de)
  • Saint-Jacques de Jérusalem (ordre militaire hospitalier de)
  • Saitn-Jacques et Sainte-Catherine (ordre de)
  • Saint-Jean-Baptiste (ordre de)
  • Saint-Jean-Baptiste d'Amérique (ordre de)
  • Saint-Jean Baptiste de Porto-Rico (ordre de)
  • Saint-Jean d'Acre et Saint-Thomas (ordre souverain militaire hospitalier de)
  • Pseudo-orders of Malta
    • Grand Prieuré d'Amérique de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem
    • Ordre Souverain de l'Hopital de Saint-Jean de Jérusalem du Danemark, ou Grand Prieuré d'Antwork de Danemark
    • Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte ou chevaliers hospitaliers de l'Ordre de Saint-Jean (O.S.J.)
    • Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers ou Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem ou Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte (O.S.J.)
    • Ordre de Saint Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers
    • Fraternité française de l'Ordre Souverain de Saint Jean de Jérusalem
    • Prieure de Saint-Jean de Jérusalem
    • Ordre Militaire et Hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem protectorat byzantin
    • Ordre de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
    • Ordre Souverain Militaire Hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte, ou chevaliers œcuméniques de Malte
    • Grand Prieuré de Malte de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
    • Ordre Souverain des Hospitaliers de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
    • Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte Grand Prieuré International
    • Ordre Souverain Militaire de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte Prieuré de la Sainte-trinité de Villedieu
    • Ordre de Saint-Jean
    • Ordre de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers de Malte Prieuré du Saint-Sauveur
    • Ordre de Saint-Jean de Jérusalem Grand Prieuré d'Ukraine
    • Chevaliers de Malte, Ordre Souverain de Saint-Jean, Prieuré des Etats-Unis
    • Grand Prieuré Américain de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem, chevaliers de Malte
  • Saint-Jean et Saint-Lazare (ordre de)
  • Saint-Joachim (ordre des chevaliers de)
  • Saint-Justinien (ordre de la croix de)
  • Saint-Lazare de Jérusalem (ordre militaire hospitalier de)
  • Saint-Louis de la Couronne d'Épines (ordre souverain des chevaliers de)
  • Saint-Marc (ordre de)
  • Saint-Martin (ordre de)
  • Saint-Martin (ordre occidental de)
  • Saint-Martin en Autriche (ordre de)
  • Saint-Maurice (ordre de la légion de)
  • Saint-Michel (ordre académique de)
  • Saint-Michel en Suisse (ordre de)
  • Saint-Michel et Saint-Jacques de Hollande (ordre militaire de)
  • Saint-Nicolas (ordre de)
  • Saint-Paul Apôtre (ordre de)
  • Saint-Pierre de Monténégro (ordre supreme de)
  • Saint-Rupert (ordre de)
  • Saint-Sauveur de Montréal (ordre de)
  • Saint-Sauveur et Sainte-Brigitte de Suède (ordre des chevaliers de)
  • Saint-Saver (ordre de)
  • Saint-Sébastien (ordre de)
  • Saint-Sébastien d'Antioche (ordre de)
  • Saint-Sébastien et Saint-Guillaume (ordre nobiliaire des chevaliers de)
  • Saint-Sépulcre (ordre de la croix du)
  • Saint-Sépulcre a Jérusalem (ordre du)
  • Saint-Thomas d'Acre (ordre souverain militaire hospitalier de)
  • Saint-Wladimir de Russie (ordre de)
  • Saint-Xavier (ordre de)
  • Saint-Agathe de Paternò (ordre souverain dynastique militaire de)
  • Sainte-Anne de Russie (ordre dynastique de)
  • Sainte-Catherine du Sinaï ou du Mont Sinaï (ordre des chevaliers de)
  • Sainte-Foi (ordre de la)
  • Sainte-Marie ou Notre-Dame de Bethléem (ordre hospitalier de)
  • Sainte-Marie-Glorieuse (ordre souverain militaire de)
  • Sainte-Rita (ordre des chevaliers de)
  • Sainte-Trinité (ordre de la)
  • Sauvegarde de la Vie et des Équilibres Biologiques (ordre de la)
  • Savoie (ordre des chevaliers de)
  • Secours (ordre miltaire équestre des chevaliers du)
  • Signum Fidei (ordre)
  • Silence (ordre des chevaliers du)
  • Silence (ordre international des chevaliers du)
  • Temple (ordre des chevaliers hospitaliers oriental orthodoxe catholique du)
  • Temple (ordre international œcuménique du)
  • Temple (ordre rénové du)
  • Temple (ordre du Saint)
  • Temple (ordre souverain de l'épée du)
  • Temple (ordre des veilleurs du)
  • Temple de Jérusalem (ordre souverain militaire du)
  • Temple de Jérusalem Branche Catalane (ordre souverain militaire du)
  • Temple du Collège de Jacques Molay (ordre des chevaliers du)
  • Temple et de la Rose de Jérusalem (ordre international des dames du)
  • Temple Médiéval (ordre du)
  • Temple Prieuré Allemand (ordre des chevaliers du)
  • Temple Solaire (ordre souverain du)
  • Terre Sainte (ordre de la)
  • Teutoniques du Levant (ordre souverain militaire des)
  • Union de la Chevalerie Chrétienne Internationale
  • Union Internationale des Ordres (U.I.D.)
  • Universalis Meriti ou Ordre Universel des Chevaliers de l'Honneur et des Compagnons du Mérite
  • Vera Cruz (ordre souverain de la)
  • Vert des Rangers des France (ordre)
  • Zizo (orden independante di)
  • Zouloulande (ordre de)